IL “MIO” ARTURO

È con viva emozione che provo, dopo quasi 34 anni, a confidare ciò che un poco più che sedicenne ragazzo follemente innamorato del calcio ha provato nell’estate del 1983 quando prese corpo e poi si materializzò la possibilità che il più forte calciatore del mondo potesse vestire la Nostra Maglia Bianconera. Non ho assolutamente la pretesa di essere straordinariamente originale, visto che tanti, tutti possono vantare sensazioni e meravigliosi ricordi, ma “personale” si; visto che quell’anno significò per la mia generazione la terza pietra miliare “Udinese” (dopo lo “spareggio” nel 1973 di Vicenza perso contro il Parma e la doppia “promozione” 1977-79 dei ragazzi di Mr Giacomini). Scriverò di tre episodi che mi sembrano siano accaduti ieri, tanto forti appunto sono state le emozioni trascinatesi nel tempo da non sbiadirsi assolutamente e che sempre e per sempre mi accompagneranno.

Il primo è legato al luglio di quell’anno quando i trasferimenti di Zico all’Udinese e di Cerezo alla Roma sembravano svanire per cavilli burocratici ed io partii per una vacanza a Baia Domizia, in provincia di Caserta, con questo “tremendo” dubbio. Bene trascorsi in quella località 2/3 settimane ma la prima decade venne rovinata appunto da questa “zavorra”, gli altri giorni, quando la situazione si sbloccò positivamente furono di festa senza sosta, tanto era la mia gioia perché il sogno stava per realizzarsi. Il secondo mi chiama in causa un po’ più in maniera attiva (intesa come rettangolo di gioco) perché nella famosa settimana che precedeva lo storico Udinese-Roma, conclusosi con una vittoria grazie alla meravigliosa rete del Galinho (con annessa ed infinita intervista sotto la Curva Nord di “bisteccone” Galeazzi), mi si ruppero le scarpe da calcio ed in fretta e furia andai nel negozio del mio amico Maurizio Manente per acquistarne un paio nuovo. Mi venne comunicato che da poco Zico aveva firmato un contratto con la Diadora che andava a sostituire la Coq Sportif e quando mi fece vedere i “nuovi” scarpini non resistii e grazie a mio padre potei comprarle per sfoggiarle già la domenica mattina successiva (giocavo Nr 9 negli allievi del San Gottardo). Vincemmo 2 a 3 in quel di Chiavris ed io realizzai due reti, una delle quali direttamente su punizione..immaginate la “goduria” e come poi nel pomeriggio vissi la magia del brasiliano; quella VERA!!! La terza mi porta all’ultima partita del girone d’andata quando l’Udinese andò a far visita al Milan. Ero a casa e come sempre seguivo la cronaca alla radio del “mitico” Piero Micoli e verso l’80’ l’attaccante rossonero Luther Blisset siglo’ la rete che portava la sua squadra sul momentaneo 3-1. Sembrava finita ma non persi le speranze e da lì a poco il Barone innesco’ Zico per una straordinaria rovesciata che ci permise di accorciare le distanze e poi fu lo stesso Nr 7 leccese a siglare la rete del definitivo 3 a 3. Ecco che le due ore che ci separavano da 90′ Minuto, per vedere queste prodezze, divennero eterne e provai ad immaginare che cosa Arturo avesse inventato. Erano i tempi anche del “piacere dell’attesa” e della più fervida immaginazione, diversamente da oggi dove tutto viene fagocitato e tritato alla velocità della luce.

Altri tempi, altro calcio e soprattutto altri uomini, quelli con la “U” maiuscola; in sintesi coloro che hanno permesso anche a quel “simpatico” sedicenne di crescere con questo sport nel sangue, tanto da non voler crescere…Ciao e Grazie Mitico Arturo..a stasera..
Paolo Matrecano